root android



root android

Se hai degli amici appassionati di tecnologia, avrai sicuramente sentito parlare del root Android.
Si tratta di una procedura mediante la quale è possibile scavalcare alcune limitazioni previste normalmente dal sistema operativo del robottino verde e agire in maniera più approfondita sulle impostazioni del proprio smartphone.

All’atto pratico, ciò si traduce nella possibilità di utilizzare applicazioni per regolare alcuni parametri avanzati, quali ad esempio le prestazioni del processore; effettuare backup completi di app e dati; spostare applicazioni su schede microSD anche quando non sarebbe consentito e molto altro ancora.



Se effettuato con attenzione, seguendo i giusti tutorial, il rooting di Android presenta rischi minimi di brick (ossia di rottura del telefono sul quale viene eseguito) ma la sua applicazione – salvo rare eccezioni – comporta una rinuncia alla garanzia sul prodotto.
Inoltre, ti ricordo che installando gli aggiornamenti del sistema operativo, spesso il root viene rimosso automaticamente.

Fatte queste doverose precisazioni, direi di passare al “sodo” e di fare una rapida panoramica sui principali tool per eseguire il root Android.
Come?
Non ce n’è uno, affidabile, compatibile con tutti i device?
Purtroppo no, mi spiace.
Il processo di rooting varia a seconda del telefono da sbloccare e prevede l’utilizzo di vari software.



Per Samsung Galaxy S5, Galaxy S4 e altri telefonini prodotti dalla famosa azienda coreana, ad esempio, occorre utilizzare l’applicazione gratuita Odin 3 (che puoi trovare sul forum XDA o effettuando una rapida ricerca su Google) insieme ad un file in formato TAR denominato CF-Root (da scaricare separatamente).
La procedura da seguire è piuttosto semplice:
basta cliccare sul pulsante PDA, dargli “in pasto” il file CF-ROOT e cliccare sul pulsante START.
Nulla di più.

Prima però occorre collegare lo smartphone al computer e avviarlo in modalità download (premendo in contemporanea i tasti Volume -, Home e Power).
Quando il dispositivo viene connesso al PC, Odin segnala la sua presenza colorando di giallo o di azzurro il riquadro ID:COM collocato in alto a sinistra.
Se ciò non avviene, occorre installare i driver USB di Samsung scaricandoli dal sito dell’azienda.



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Un altro smartphone molto popolare sul quale è possibile effettuare il root Android in maniera abbastanza semplice è il Nexus 5.
In questo caso, occorre scaricare l’applicazione Auto CF Root da questo sito Internet ed estrarla in una cartella di propria scelta.
Dopodiché bisogna collegare il telefono al computer, avviarlo in modalità fastboot (premendo contemporaneamente i tasti Vol +, Vol – e Power) e lanciare il programma root-windows.bat per poi seguire le istruzioni su schermo.
Attenzione:
questa procedura potrebbe portare alla cancellazione di tutti i dati salvati sul telefono, quindi prima di metterla in pratica fai un backup di foto, video, contatti e quant’altro.



Per quanto concerne i terminali di casa LG, come ad esempio il top di gamma LG G2, c’è bisogno del software IOroot che funziona in maniera simile al tool di sblocco per Nexus 5 (cercalo su Google).
Prima di utilizzarlo, però, occorre attivare il debugging USB su Android.
Per compiere quest’operazione, bisogna recarsi nelle Impostazioni del sistema operativo, selezionare la voce Info sul telefono dal menu che si apre e premere sul pulsante Numero build per sette volte consecutive.
Verrà così sbloccato il menu Opzioni sviluppo all’interno del quale si trova l’opzione relativa al debug USB.
Lo step finale consiste nel collegare lo smartphone al PC, lanciare il programma root.bat e seguire le indicazioni su schermo.

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Alcuni terminali, come il Moto G di Motorola, richiedono una procedura un po’ più articolata per essere sbloccati.
In primis, occorre scaricare le utility fastboot.exe e adb.exe per sbloccare il bootloader del telefono (il software che si occupa di lanciare il sistema operativo dello smartphone quando si accende il dispositivo).
Le puoi trovare facendo una semplice ricerca online.

Successivamente, si deve attivare il debug USB su Android seguendo la medesima procedura illustrata in precedenza per il Nexus 5 e bisogna avviare il Moto G in modalità fastboot (premendo contemporaneamente i tasti Power e Volume -).
Una volta collegato lo smartphone al PC, occorre lanciare il Prompt dei comandi, indirizzarlo verso la cartella in cui sono stati estratti fastboot e adb e dare il comando fastboot oem get_unlock_data.



Se il device non viene riconosciuto da Windows, bisogna installarne i driver tramite il programma Motorola Device Manager.
Come ultimi step bisogna accedere al sito Web di Motorola, incollare il codice restituito dal Prompt dei comandi nel campo Check if your device can be unlocked by pasting this string in the field below, and clicking “Can my device be unlocked?” e cliccare sul pulsante Can my device be unlocked?.
Così si ottiene un codice da accodare al comando fastboot oem unlock e inserire nel Prompt di Windows, in modo da ottenere qualcosa come fastboot oem unlock [codice].

Una volta sbloccato il bootloader, tocca effettuare il root vero e proprio del telefono.
Per compiere quest’operazione, serve l’utility Moto G Superboot (superboot-windows.bat) che va utilizzata con il telefono in modalità fastboot semplicemente seguendo le indicazioni su schermo.



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Indipendentemente dallo smartphone sul quale intendi effettuare il root Android, ricordati di verificare sempre il modello esatto del dispositivo (Impostazioni > Info sul dispositivo) e il suo grado di carica:
per scongiurare il pericolo di rimanere a corto di batteria proprio durante la procedura, è consigliabile avere almeno il 50% di autonomia residua.



Se t’interessa scoprire la procedura di rooting per i telefoni più datati, dai un’occhiata al mio articolo su come ottenere i permessi di root su Android.
Per altri device più recenti, invece, consulta il forum XDA Developers che è sempre molto aggiornato e include tutorial dedicati a smartphone di tutte le marche.
È in inglese ma è abbastanza facile da consultare anche per chi non “mastica” benissimo la lingua, ricco di immagini e indicazioni passo-passo.
Se poi hai dubbi su qualche passaggio specifico, prova a cercare su YouTube “[nome smartphone] root” e troverai sicuramente dei video tutorial su come sbloccare il tuo device.

app per scaricare musica gratis android



app per scaricare musica gratis android

Vorresti aggiungere delle canzoni alla libreria musicale del tuo smartphone ma non ti va di collegare il telefono al PC?
Beh, ma chi ti ha detto che devi farlo?
Se hai uno smartphone Android, puoi installare delle app gratuite dal Google Play Store (e non solo dal Google Play Store) e scaricare canzoni gratis direttamente sulla memoria del tuo smartphone.
Non ci credi?
Allora prenditi cinque minuti di tempo libero e prova le applicazioni che sto per consigliarti.

Di seguito c’è una lista con le migliori app per scaricare musica gratis Android disponibili attualmente sul mercato:
consultala e scoprirai tantissime soluzioni in grado di attingere file audio da tutti i principali servizi di file hosting.
Inoltre troverai delle fantastiche app dedicate al mondo della musica free, grazie alle quali scoprire nuove band e nuovi artisti emergenti che hanno deciso di diffondere la propria musica gratuitamente sul Web.
Insomma:
qualunque siano i tuoi gusti e le tue esigenze in ambito musicale, sta sicuro che riuscirai a trovare quello che fa per te.
Coraggio, non perdere altro tempo e mettiti subito all’opera:
trovi tutto quello di cui hai bisogno proprio qui sotto!



Attenzione: scaricare abusivamente della musica protetta da copyright è illegale.
Questo tutorial è stato scritto a puro scopo illustrativo, non è mia intenzione incentivare la pirateria e pertanto non mi assumo alcuna responsabilità su come verranno utilizzate le informazioni presenti in esso.

TinyTunes

La prima app per scaricare musica gratis Android che ti consiglio di provare è TinyTunes, la quale sfrutta i database di vari servizi di file hosting e social network per trovare brani di ogni genere.
È estremamente facile da usare, ma purtroppo non è distribuita ufficialmente tramite il Google Play Store.
Se vuoi installarla sul tuo device, devi disattivare momentaneamente la protezione contro le app provenienti da origini sconosciuti (quindi da fonti diverse rispetto al Play Store), devi scaricare il suo pacchetto d’installazione e devi installare quest’ultimo in maniera “manuale”.
Andiamo con ordine.



Il primo passo che devi compiere è recarti nelle Impostazioni di Android (l’icona dell’ingranaggio) e selezionare la voce Sicurezza dalla schermata che si apre.
Dopodiché devi attivare la levetta relativa alle Origini sconosciute e devi premere sul pulsante OK per confermare la disattivazione della protezione contro le app provenienti da origini sconosciute.

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A questo punto, apri il browser che utilizzi usualmente per navigare in Internet con il tuo smartphone (es.
Chrome), collegati al sito Internet exigocs.com e premi sul pulsante Install collocato sotto l’icona di TinyTunes per avviare il download del pacchetto d’installazione dell’applicazione.
Se ti viene chiesto con quale app intendi completare il download, scegli il browser che stai utilizzando attualmente (es.
Chrome) e premi sul pulsante OK che compare in basso a destra per confermare lo scaricamento del pacchetto apk con i file d’installazione di TinyTunes.

Al termine del download, apri l’applicazione Download di Android oppure utilizza un file manager per aprire la cartella Download del tuo device e apri il file TinyTunes_xx.apk.
Nella schermata che si apre, premi sui pulsanti AvantiInstalla e Fine e l’installazione di TinyTunes verrà portata a termine entro pochi istanti.
Al termine della procedura, puoi tornare nelle impostazioni di Android e riattivare la protezione contro le app che non provengono dal Play Store.



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Adesso viene la parte più semplice:
scaricare la musica con TinyTunes.
Avvia dunque l’applicazione, premi sull’icona della lente d’ingrandimento collocata in alto a destra e cerca il brano di tuo interesse.



Al termine della ricerca, seleziona i brani che vuoi scaricare sullo smartphone, premi sull’icona della freccia collocata in alto a destra e questi verranno scaricati istantaneamente nella cartella /home/tinytunes/song/ del device.

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Per ascoltare i brani scaricati con TinyTunes, puoi recarti nella succitata cartella oppure puoi selezionare la scheda Libreria dell’applicazione.

Zedge

Ti piacerebbe scaricare una canzone e trasformarla in una suoneria per il tuo smartphone?
E allora perché non scaricare direttamente una suoneria pronta all’uso?! Installando l’applicazione gratuita Zedge avrai a tua disposizione centinaia di suonerie tratte da brani e colonne sonore famose da impostare subito come suoneria del tuo telefono.



Zedge non richiede alcuna registrazione ed è estremamente semplice da usare.
Dopo averla installata dal Google Play Store, non devi far altro che avviarla, premere sul pulsante che si trova in alto a sinistra e selezionare la voce Ringtones dalla barra che compare di lato.

Adesso dovresti essere al cospetto della lista delle suonerie disponibili nell’applicazione.
Per sfogliarle tutte, utilizza le schede situate in alto (Popular per visualizzare quelle più popolari, Recent per visualizzare quelle più recenti e così via).
Per scaricarle, invece, selezionale e pigia sull’icona della freccia presente nella schermata che si apre.



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Al termine del download potrai scegliere se impostare la suoneria appena scaricata come suoneria predefinita sul tuo smartphone (Ringtone), suono di notifica (Notification), suoneria personalizzato per un contatto della rubrica (Contact) o sveglia (Alarm).



Jamendo Music

Sei un appassionato di musica indipendente?
Ti piace scoprire continuamente nuovi artisti e nuove band?
Allora credo che dovresti proprio installare la app di Jamendo Music.

Qualora non ne avessi mai sentito parlare, Jamendo è un famosissimo sito Internet che ospita i brani e gli album di tantissimi artisti che hanno deciso di distribuire la propria musica gratuitamente su Internet.
La maggior parte delle opere disponibili sul servizio è stata rilasciata sotto licenza Creative Commons, il che significa che può essere riutilizzata in qualsiasi progetto personale, mentre per i progetti commerciali esiste un servizio apposito – Jameno Licensing – che prevede il pagamento di un piccolo canone mensile.



Chiarito ciò, se sei interessato a scaricare musica da Jamendo, non devi far altro che avviare la app e sfogliare tutti i contenuti proposti in primo piano nella schermata iniziale della app:
la top 10, le radio più ascoltate, le community con i generi musicali più popolari e così via.
Pigiando sull’icona della lente d’ingrandimento, poi, puoi cercare brani e artisti direttamente oppure puoi consultare le pagine con le community dedicate ai vari generi musicali.

Una volta individuato un brano di tuo interesse, per scaricarlo offline, non devi far altro che premere sulla freccia collocata di fronte al suo titolo e confermare il download facendo “tap” sul pulsante Download gratuito per usi personali qualità MP3.



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Le canzoni scaricate da Jamendo vengono archiviate nella cartella dei download di Android, come qualsiasi altro file scaricato da Internet.



Free Music Archive

Free Music Archive è un altro sito sul quale è possibile trovare musica “free” da ascoltare e scaricare legalmente a costo zero.
Nel suo database sono presenti centinaia di album che non sono più protetti da copyright o i cui autori hanno autorizzato la distribuzione gratuita su Internet.

Per utilizzare Free Music Archive, non devi far altro che avviare la app del servizio sul tuo smartphone o sul tuo tablet, selezionare un genere musicale, poi un album e un brano da scaricare.
Quando ti viene chiesto con quale app intendi riprodurre il file, scegli il tuo player audio preferito e il gioco è fatto.



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Get Cloud

SoundCloud è un portale utilizzato da migliaia di cantanti, deejay e musicisti che permette di condividere la musica facilmente.
Tutti i brani ospitati dal servizio si possono ascoltare gratuitamente in streaming.
Alcuni di essi si possono perfino scaricare offline a costo zero, ma non da smartphone.



Utilizzando la app ufficiale di SoundCloud per Android, infatti, non è possibile scaricare le canzoni che invece si possono scaricare tramite la versione desktop del servizio.
E qui entra in gioco Get Cloud.

Get Cloud è una semplicissima app per Android che permette di scaricare i brani da SoundCloud semplicemente cercandoli e premendo prima sui loro titoli e poi sull’icona della freccia presente nella schermata che si apre.



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I brani scaricati dalla app possono essere riprodotti direttamente in quest’ultima o navigando nella cartella Get Cloud del proprio device.



Servizi di streaming musicale

In conclusione, anche se non si tratta di soluzioni propriamente gratuite, mi sento di consigliarti vivamente l’utilizzo dei servizi di streaming musicale.

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Iscrivendoti a un servizio di streaming musicale, avrai la possibilità di ascoltare e scaricare qualsiasi tipo di brano, album o playlist pagando poco meno di 10€ al mese.
Il bello dei servizi di streaming è che funzionano su tutti i device (non solo smartphone, ma anche tablet, computer e altro), non hanno vincoli contrattuali (l’abbonamento si può disdire in qualsiasi momento) e permettono di scoprire nuova musica interessante in base ai propri ascolti precedenti.

Tra i migliori servizi di streaming musicale disponibili attualmente ci sono Spotify, Apple MusicGoogle Play MusicYouTube MusicAmazon Music che hanno tutti un costo mensile di 9,99€ per il piano singolo (o 14,99€/mese per il piano familiare utilizzabile da più utenti) e possono essere provati gratis per almeno 30 giorni.
Amazon Music, inoltre, consente il download gratuito di parte del suo catalogo agli utenti Amazon Prime.
Se vuoi saperne di più, leggi il mio tutorial su come ascoltare musica offline:
lì trovi spiegato tutto.



come attivare sensore di prossimita android



come attivare sensore di prossimita android

Recentemente ti è capitata una cosa alquanto strana:
mentre parlavi con un tuo amico al telefono, l’orecchio ha sfiorato il pulsante tramite il quale terminare la chiamata e così, senza volerlo, gli hai chiuso il telefono in faccia! Beh, forse questo è successo perché hai disattivato (forse senza nemmeno accorgertene) il sensore di prossimità sul tuo dispositivo e ora lo schermo non si spegne quando lo avvicini all’orecchio.

Se le cose stanno effettivamente così, sicuramente vorrai sapere come attivare il sensore di prossimità su Android, vero?
Beh, allora sappi che sei capitato proprio nel posto giusto, anzi nel post giusto, al momento giusto! Nella guida che stai leggendo, infatti, ti spiegherò per filo e per segno come attivare (o meglio riattivare) il sensore di prossimità sul tuo smartphone o sul tuo tablet.
Nella seconda parte del tutorial, poi, ti illustrerò anche come puoi risolvere eventuali problemi legati a questo sensore, qualora questo abbia smesso di funzionare correttamente.



Allora, sei pronto per iniziare?
Sì?
Benissimo! Coraggio:
mettiti bello comodo, prenditi tutto il tempo necessario per concentrarti sulla lettura delle prossime righe e, cosa ancora più importante, segui passo-passo le “dritte” che ti darò riguardo all’attivazione del sensore di prossimità sul tuo terminale.
Sono convinto che, dopo aver letto questa guida, saprai esattamente come procedere per riattivarlo.
Ti auguro buona lettura e ti faccio un grosso in bocca al lupo per tutto!

Indice

  • Attivare il sensore di prossimità su Android
  • Verificare lo stato del sensore di prossimità
    • Codici segreti
    • Test sensori
    • Proximity sensor test
  • Cosa fare in caso di problemi

Attivare il sensore di prossimità su Android

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Dal momento che, come ti ho già spiegato nell’introduzione, il sensore di prossimità entra automaticamente in funzione nel momento in cui si porta il dispositivo all’orecchio quando si riceve o si effettua una telefonata, è attivato di default e non vi è alcun bisogno di mettere mano alle impostazioni per abilitarlo manualmente.

Tuttavia, se hai “smanettato” con le impostazioni del tuo dispositivo e temi di aver erroneamente disabilitato il sensore in questione, sappi che puoi riattivarlo recandoti nuovamente nelle impostazioni di Android.
A causa della “frammentazione” che caratterizza il sistema operativo di Google (ovvero dell’esistenza di numerose versioni dello stesso), non esiste una procedura “standard” per attivare il sensore di prossimità su Android.
In linea di massima, però, dovresti riuscire a compiere questa operazione dalle impostazioni del tuo telefono.



Prova a fare quanto segue:
avvia l’app Telefono per accedere al dialer (la schermata dalla quale componi i numeri di telefono), premi sul simbolo dei tre puntini posto in alto a destra, sul pulsante (≡) o sull’icona della rotellina (dipende dal dispositivo in tuo possesso), fai tap sulla voce Impostazioni chiamata/Impostazioni delle chiamate e apponi il segno di spunta sulla casella Attiva sensore di prossimità/Spegni lo schermo durante le chiamate (se non è già presente).

Su alcuni dispositivi il sensore di prossimità può svolgere altre funzioni:
ad esempio, può permettere di sfogliare delle schermate con delle gesture oppure può evitare che il dispositivo si accenda quando si trova in tasca o in borsa.
Se queste funzioni “extra” sono disponibili anche sul tuo device, dovresti riuscire a individuarle aprendo l’app Impostazioni (quella con l’icona raffigurante gli ingranaggi situata nella schermata Home) e recandoti nella sezione Display/Schermo.



Purtroppo non posso andare nello specifico perché, come ti spiegavo prima, le procedure e le funzioni disponibili variano da dispositivo a dispositivo.
Se vuoi provare a capire come attivare una funzione “secondaria” del sensore di prossimità come quelle che ti ho citato poc’anzi, prova a fare una ricerca su Google cercando termini del tipo “gesture sensore di prossimità [nome/modello del tuo device]” o “spegnimento schermo sensore prossimità in tasca [nome/modello del tuo dispositivo]“.
Tramite questa semplice ricerca potresti riuscire a risalire alla procedura esatta da seguire, magari grazie al forum di assistenza ufficiale del produttore del tuo smartphone/tablet.

Verificare lo stato del sensore di prossimità

Hai attivato il sensore di prossimità su Android mediante la procedura che ti ho indicato nel capitolo precedente, ma questo sembra non funzionare correttamente?
In tal caso puoi verificare lo stato del sensore di prossimità recandoti nel pannello che diventa visibile premendo delle codici segreti oppure ricorrendo ad alcune app ad hoc, così da scovare eventuali malfunzionamenti.



Codici segreti

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Per accedere al menu nascosto tramite il quale verificare lo stato del sensore di prossimità, puoi utilizzare dei codici segreti, ovvero una sequenza di numeri e simboli che permettono di accedere a tutta una serie di impostazioni solitamente inaccessibili.
Per procedere, apri l’app Telefono, accedi al tastierino  premendo sul pulsante Componi (le diciture potrebbero essere leggermente diverse in base alla versione di Android in uso) e digita il codice  *#*#4636#*#*.
Se non dovesse funzionare, prova con i codici *#0*# oppure #7378423#*#*.



Dopo essere riuscito a effettuare l’accesso al menu segreto, seleziona la voce Sensor test/Service test/Info telefono (dipende dal dispositivo in tuo possesso) e, nella schermata che si apre, premi sulla voce corrispondente al test del sensore di prossimità (es.
Proximity Switch).

Se dovesse comparirti un messaggio d’errore, evidentemente c’è qualcosa che non va nel sensore:
se si tratta di un problema software, potresti riuscire a risolvere semplicemente riavviando il dispositivo o facendo il reset (più avanti ti spiego come procedere).
Se i problemi persistono, invece, il problema potrebbe essere legato all’hardware e quindi il device va portato in assistenza presso un centro di riparazione autorizzato.



Test sensori

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Come ti dicevo, esistono anche alcune app che permettono di testare la “salute” dei sensori presenti sul proprio dispositivo Android:
una di queste è Test sensori.
Dopo aver installato e avviato quest’app gratuita sul tuo terminale, premi sul pulsante (≡) posto in alto a sinistra e seleziona la voce Prossimità dal menu che compare lateralmente sulla sinistra.



Come puoi notare, nella parte superiore della schermata viene riportata la dicitura LONTANO:
per verificare che il sensore funzioni correttamente, appoggia un dito su di esso (in prossimità della capsula auricolare) e, se compare la dicitura VICINO, vuol dire che il sensore di prossimità ha rilevato la tua mano e funziona correttamente.

Se la dicitura “VICINO” non compare all’avvicinarsi della tua mano sul sensore di prossimità o se, addirittura, aprendo il menu laterale non viene segnalata nemmeno la presenza di quest’ultimo, evidentemente c’è un problema.
Se questo è legato al software, puoi risolvere semplicemente effettuando il riavvio del dispositivo o facendo il reset (più avanti ti spiego come fare).
Se, invece, si tratta di una problematica hardware, il dispositivo va portato in assistenza.



Proximity sensor test

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Un’altra app che può tornarti utile per verificare lo stato del sensore di prossimità è Proximity sensor test.
Si tratta di un’app gratuita che permette in modo molto semplice di verificare se il sensore di prossimità del proprio dispositivo è ben funzionante o meno.
Funziona su praticamente tutti i dispositivi (anche se lo sviluppatore ha segnalato problemi con il Motorola G5, dove risulta non perfettamente funzionante).



Dopo aver installato e avviato Proximity sensor test, premi sul pulsante Test situato in alto e, dopo aver visualizzato la schermata rossa, passa il palmo della mano sulla parte superiore dello schermo (dove dovrebbe essere presente il sensore di prossimità):
se lo schermo si colora in verde, allora il sensore funziona correttamente.
Se il palmo della mano non viene rilevato e lo schermo rimane colorato di rosso, il sensore ha degli evidenti problemi di funzionamento.

Se questo malfunzionamento deriva da problemi legati al software, potresti provare a risolvere effettuando il riavvio del dispositivo o facendo il reset (di cui ti parlerò fra poco).
Se, invece, si tratta di problemi di natura hardware, il dispositivo va riparato presso un centro specializzato.



Cosa fare in caso di problemi

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Dopo aver verificato lo stato del sensore di prossimità sei giunto alla conclusione che questo non funziona correttamente e ora vorresti sapere cosa fare per risolvere il problema?
Come ti ho già accennato nei paragrafi precedenti, molto dipende dalla causa legata al malfunzionamento del sensore di prossimità:
se si tratta di un problema di natura software, potresti riuscire a risolvere effettuando semplicemente un riavvio del dispositivo oppure eseguendo un hard reset.



Per effettuare il riavvio del tuo dispositivo Android, premi per qualche secondo il tasto Power (quello di accensione/spegnimento), seleziona la voce Spegni, attendi qualche secondo e poi premi nuovamente il tasto Power per effettuare il riavvio del device.
Se il dispositivo è bloccato e non riesci a eseguire il riavvio mediante la procedura che ti ho appena indicato, tieni premuto per una decina di secondi il tasto Power:
il dispositivo dovrebbe spegnersi completamente e dovresti essere in grado di riaccenderlo.

Altrimenti, se premendo soltanto il tasto di accensione/spegnimento non riesci a effettuare il riavvio forzato del device, prova a tenere premuti per una decina di secondi i tasti Power+Volume (–)/(+) o Power+tasto Home e, se il tuo device ha la batteria rimovibile, estraila dal suo vano e reinseriscila dopo una decina di secondi.
Per maggiori informazioni su come riavviare Android, consulta la guida che ti ho appena linkato.



Effettuando il riavvio del dispositivo non sei riuscito a risolvere i problemi legati al funzionamento del sensore di prossimità?
Beh, allora prova a effettuare il reset del dispositivo recandoti in Impostazioni > Backup e ripristino > Ripristino dati di fabbrica > Ripristina telefono > Elimina tutto (se il dispositivo funziona in modo corretto e non è bloccato) oppure esegui l’hard reset (se non riesci a resettarlo mediante la procedura che ti ho indicato poc’anzi, qualora sia bloccato).
Ambedue le operazioni permettono di eliminare in un colpo solo tutti i dati presenti in esso e, quindi, di risolvere all’istante tutte le problematiche legate a eventuali “conflitti” software.
Prima di procedere, però, ti invito a eseguire un backup dei dati (visto che andranno persi).

Per effettuare l’hard reset del tuo dispositivo, fai quanto segue:
premi contemporaneamente i tasti Volume (+) + Power + Home oppure Volume (–) e Power finché il device non si riavvia.
Dal menu che si apre (quello di Recovery), seleziona la voce Recovery e scegli l’opzione Wipe Data/Factory Reset (per spostarti nel menu della recovery premi il tasto Volume (–) e per selezionare le varie opzioni premi il tasto Volume (+)).



Per concludere, seleziona la voce Reboot e, se tutto è andato per il verso giusto, partirà la procedura di configurazione iniziale del sistema operativo.
Se hai bisogno di maggiori informazioni su come resettare Android, consulta pure la guida che ti ho appena linkato.

Se dopo aver effettuato il riavvio e l’hard reset del tuo device il sensore di prossimità continua a fare le “bizze”, è probabile che dietro ai suoi malfunzionamenti ci sia un problema legato all’hardware:
in tal caso, porta il tuo smartphone/tablet in assistenza per farlo riparare.



come cambiare la tastiera android



come cambiare la tastiera android

L’avvento dei telefonini dotati di touch-screen ha reso la scrittura di testi in mobilità molto più agevole rispetto a quella che si aveva con i vecchi tastierini numerici con T9, questo però non vuol dire che la situazione non si possa migliorare ulteriormente.

Se si utilizza uno smartphone Android, ad esempio, è possibile sostituire il tastierino virtuale predefinito del sistema operativo con uno personalizzato scaricato dal Play Store.
Non lo sapevi?
Allora rimediamo subito. Sullo store di Android ci sono tante tastiere alternative, spesso più pratiche e funzionali di quelle che i produttori includono “di serie” nei loro dispositivi, che non aspettano altro che essere scaricate.



Vuoi che te ne consigli qualcuna fra quelle che ritengo più interessanti e che ti spieghi come cambiare la tastiera Android?
Con molto piacere.
Prenditi cinque minuti di tempo libero, da’ un’occhiata ai suggerimenti che sto per darti e cerca di individuare la tastiera per Android più adatta alle tue necessità.
Resterai meravigliato da quanto è facile scrivere su uno smartphone (o su un tablet) se si utilizza la tastiera giusta!

Tastiere per Android

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Come appena detto, di tastiere per Android ce ne sono a bizzeffe.
Basta accedere al Google Play Store e cercare un termine generico come “tastiera” o “keyboard” per trovarne a centinaia, sia gratis che a pagamento, ed è proprio per questo ti dico di fare molta attenzione prima di scaricarne una.



Una tastiera “confezionata” da malintenzionati potrebbe infatti spiare le tue attività e tenere traccia di tutti i testi che digiti sul tuo telefonino, comprese le password che usi per accedere alle tue caselle email, ai social network e ad altri servizi Web.
Per fortuna sul Play Store è difficile incontrare app così pericolose, ad ogni modo prima di installare qualunque tastiera aggiuntiva sul tuo device verifica che lo sviluppatore sia affidabile e controlla che nei commenti non ci siano segnalati comportamenti sospetti della app (es.
l’installazione di software aggiuntivi inutili o la visualizzazione di banner pubblicitari invasivi).

Altra regola fondamentale che devi seguire per dormire sonni relativamente tranquilli è evitare l’installazione di tastiere che non provengono dal Play Store (quelle che si scaricano da siti esterni e si installano “manualmente” sotto forma di pacchetti apk). Fatta questa doverosa premessa, vediamo insieme alcune delle migliori tastiere alternative che si possono trovare sul Google Play Store.



  • Tastiera Google – si tratta della tastiera “stock” di Android, che a differenza di qualche anno fa è molto affidabile e comoda da usare.
    Non include funzionalità particolarmente avanzate  ma funziona molto bene e supporta anche le gesture, cioè la digitazione tramite gesti.
  • SwiftKey – è una delle tastiere gratuite più popolari del mondo Android.
    Permette di digitare testi senza staccare mai le mani dallo schermo tramite un sistema che riconosce in maniera intelligente le parole mentre l’utente passa con il dito sulle lettere, fornisce suggerimenti “smart” per il completamento automatico dei testi e si integra con servizi esterni, come Facebook e Twitter per comprendere meglio il modo di scrivere dell’utente.
  • Fleksy – altra tastiera “intelligente” che permette di digitare i testi senza mai staccare il dito dallo schermo.
    Ha un aspetto minimal e sfrutta in maniera molto interessante le gesture, permette cioè di cancellare le parole scritte, muoversi nel testo e compiere altre operazioni con dei semplici gesti sulla superficie della tastiera.
  • Minuum Keyboard – tastiera molto particolare che si può impostare in modo da avere tutte le lettere sulla medesima riga.
    È gratis per i primi 30 giorni, poi si paga 1,99 euro una tantum.
  • ai.type – altra tastiera molto popolare che punta molto sulla personalizzazione.
    Offre molti temi, si può ridimensionare e include una pratica funzione di ricerca per trovare gli elementi di propri interesse.
    Da sottolineare anche il supporto avanzato alle gesture, il supporto al completamento automatico delle parole e l’immancabile supporto agli emoji.
    È gratis ma include degli elementi da sbloccare tramite acquisti in-app.
  • Chrooma Keyboard – la tastiera ideale per chi sta attento al look di Android.
    Come suggerisce anche il suo nome, Chrooma Keyboard  ha la peculiarità di adattarsi automaticamente al contesto e cambia i suoi colori in base ai colori predominanti nella app in cui viene usata. Include anche il supporto agli emoji e alle gesture, ma ovviamente non sono queste le sue caratteristiche migliori.
  • Tastiera Kika – una tastiera che punta tutto sugli emoji, gli sticker, i simboli e le GIF animate.
    Offre molti simpatici temi che si possono installare per rendere l’esperienza d’uso della tastiera ancora più variegata e divertente.
    È gratis con alcuni acquisti in-app.
Come impostare la tastiera predefinita su Android

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Quasi tutte le tastiere alternative per Android, una volta scaricate, propongono all’utente una pratica procedura guidata che permette di impostarle come tastiera predefinita sul dispositivo, scaricare il dizionario per la lingua italiana (se necessario) e collegare la app ai servizi social.



Puoi saperne di più dando un’occhiata al mio post sulle migliori tastiere gratis per Android.
Ad ogni modo adesso vediamo insieme come cambiare la tastiera Android in maniera universale, tramite il pannello delle impostazioni del sistema operativo.

Per attivare e impostare una tastiera appena scaricata dal Play Store, recati nel menu delle impostazioni (l’icona dell’ingranaggio), seleziona la voce Lingua e immissione dalla schermata che si apre, fai “tap” sulla voce Tastiera corrente e seleziona l’opzione Scegli tastiere.



A questo punto, apponi il segno di spunta accanto al nome della tastiera da attivare (es.
Fleksy), rispondi OK all’avviso di sicurezza che compare e torna indietro nel menu di Lingua Immissione.
Per concludere, premi nuovamente sulla voce Tastiera corrente e metti il segno di spunta accanto al nome della tastiera che vuoi usare come tastiera predefinita.

Per regolare le impostazioni di ciascuna tastiera, come la lingua del dizionario, le gesture o l’aspetto estetico, recati nel menu Impostazioni > Lingua e immissione di Android e premi sulle opzioni LinguaControllo ortografico e sul nome della tastiera in usa.



Per passare da una tastiera all’altra mentre stai digitando un testo, premi sull’icona della tastiera che si trova in fondo a destra e seleziona il nome della tastiera che intendi utilizzare dal riquadro che compare.
Se non vedi il pulsante con l’icona della tastiera, prova a tenere premuto il dito per qualche secondo sull’icona del mappamondo o sulla barra spaziatrice.

Cambiare layout della tastiera

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Se non vuoi cambiare completamente la tastiera del tuo telefonino ma solo la disposizione dei tasti, ossia il layout, per adattarlo a lingue diverse dall’italiano, puoi andare nelle impostazioni di Android e selezionare ancora una volta la voce Lingua e immissione dalla schermata che si apre.

Successivamente, devi selezionare il nome della tastiera attualmente in uso e devi modificare le impostazioni relative a lingua e/o layout in base alle tue esigenze.
Purtroppo la procedura non è la stessa per tutte le tastiere, ma se vuoi posso illustrarti quella adatta alla tastiera stock di Android.



Per modificare il layout della tastiera predefinita di Android (la tastiera di Google), seleziona la voce Tastiera Google dal menu relativo a Lingua e immissione, dopodiché vai su Lingue, sposta su OFF la levetta relativa all’opzione Usa lingua di sistema e seleziona tutte le lingue e i layout di tuo interesse.

Una volta aggiunte tutte le lingue desiderate, potrai passare rapidamente da un layout all’altro premendo sull’icona del mappamondo presente nella tastiera di Android e selezionando la lingua desiderata dal riquadro che compare.
Per impostare la lingua predefinita, invece, usa l’opzione Tastiera corrente presente nel menu Impostazioni > Lingua e immissione come abbiamo visto in precedenza.



come creare cartelle android



come creare cartelle android

Creare una cartella nella home screen di Android è davvero un gioco da ragazzi.
Basta selezionare un’applicazione, tenere il dito premuto sulla sua icona e trascinarla su un’altra icona:
quasi come per magia, il sistema crea così una cartella che contiene entrambe le icone e alla quale si possono aggiungere anche altre app.

La procedura funziona tutti i launcher più diffusi, compreso quello predefinito delle ultime versioni del sistema operativo, ma alcuni amici mi hanno chiesto una cosa diversa; mi hanno chiesto se si possono creare cartelle Android nell’app drawer, cioè nel menu in cui si trovano le icone di tutte le applicazioni installate sullo smartphone (o sul tablet).
Ebbene, anche in questo caso la risposta è affermativa!



Grazie ad alcuni launcher personalizzati, che si possono scaricare facilmente dal Google Play Store e non richiedono permessi di root per funzionare, è possibile raggruppare le applicazioni del drawer e organizzarle in cartelle facili sia da trovare che da consultare.
Vuoi sapere quali sono i launcher che offrono questa funzionalità?
Nessun problema, te ne segnalo subito un paio fra i più interessanti e ti spiego come utilizzarli.
Buon divertimento!

Launcher Google (Now/Pixel)

Cominciamo dai launcher ufficiali di Google, i quali si trovano preinstallati sui device appartenenti alle serie Nexus e Pixel e si possono scaricare su altri device tramite il Play Store:
Google Now Launcher e Pixel Launcher.



I launcher “stock” di Google consentono di creare delle cartelle di applicazioni solo nella home screen, non nel drawer, quindi non nel menu in cui si trovano le icone di tutte le app installate sul dispositivo (per quello bisogna rivolgersi a dei launcher alternativi come quelli che esamineremo in seguito).

Per creare una cartella nella home screen di Now Launcher o Pixel launcher, tieni il dito premuto sull’icona di una delle applicazioni che vuoi includere nella cartella e trascinala sull’icona di un’altra app che vuoi includere nella medesima cartella.
Successivamente, seleziona la cartella che viene generata e rinominala come più preferisci selezionando il suo nome che si trova in basso.



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Dopo aver creato una cartella, puoi aggiungere altre icone in essa semplicemente selezionandole, tenendo il dito premuto su di esse e trascinandole sulla cartella in questione.
Inoltre, ti segnalo che aprendo una cartella e tenendo il dito premuto sulle icone contenute in essa, puoi riordinare queste ultime e disporle nella sequenza che più preferisci.



Nova Launcher

Nova Launcher è ritenuto da molti, compreso il sottoscritto, il miglior launcher per Android:
è leggero, ricco di funzioni avanzate e si può personalizzare fin nei minimi dettagli.
Poteva mai mancargli una funzione come quella per raggruppare le app del drawer in cartelle?
Certo che no, ma purtroppo si tratta di una delle “feature” riservate agli utenti della versione Prime dell’applicazione, che costa 4,50 euro.

Se accetti di fare questo piccolo investimento, sappi che prima di acquistare il pacchetto “Nova Prime” dal Play Store devi scaricare il launcher in versione base, che è gratuito.
L’applicazione rileverà automaticamente la tua “licenza” e sbloccherà tutte le funzioni destinate agli utenti Prime (fra cui, per l’appunto, la creazione delle cartelle nel drawer).



A download di entrambe le app effettuato, recati nel menu Impostazioni di Android (l’icona dell’ingranaggio che si trova nel drawer), fai “tap” sull’icona Home page e imposta Nova Launcher come launcher predefinito per il tuo smartphone/tablet mettendo il segno di spunta accanto al suo nome.

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Ora viene il bello! Per creare una cartella nell’app drawer, torna sulla home screen di Android (che ora dovrebbe essere gestita da Nova), tieni il dito premuto su un punto “vuoto” dello schermo e seleziona l’icona delle Impostazioni che compare in basso a destra.

Nella schermata successiva, seleziona la voce Menu delle app, scorri fino in fondo il menu che si apre e fai “tap” sulla voce Gruppi del menu delle app. A questo punto, seleziona la scheda Cartelle che si trova in alto a destra, premi sul pulsante + (collocato anch’esso in alto a destra) per avviare la creazione di una nuova cartella, digita il titolo che vuoi assegnare a quest’ultima nell’apposito campo di testo e premi sul pulsante Aggiungi per completare l’operazione.



Successivamente, premi sull’icona della matita collocata accanto al nome della cartella che hai appena creato, premi sul pulsante Seleziona app e scegli quali app includere nella cartella.
Ripeti la procedura per tutte le cartelle che desideri creare e il gioco è fatto.

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Missione compiuta! Adesso torna in home screen, accedi all’app drawer e troverai le tue cartelle fra le applicazioni disponibili nel menu.
Per aggiungere nuove app a una cartella o rinominarla, seleziona la sua icona e premi sugli appositi pulsanti presenti nel riquadro che si apre.

Se vuoi che le cartelle all’interno del drawer vengano mostrate in ordine alfabetico e non prima delle altre app, torna nelle impostazioni di Nova Launcher, seleziona la voce Menu delle app e sposta su OFF la levetta relativa all’opzione Prima le cartelle.



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Per cancellare una cartella creata in precedenza, devi andare nel menu Impostazioni > Menu delle applicazioni > Gruppi del menu delle applicazioni di Nova Launcher, selezionare la scheda Folders, tenere il dito premuto sul nome della cartella da eliminare e premere sul pulsante Elimina presente nel riquadro che si apre.



Infine, ti segnalo che per creare delle cartelle in home screen devi seguire la procedura “classica” già vista per i launcher di Google, ovvero devi prendere l’icona di un’app e trascinarla su quella di un’altra app (o su quella di una cartella già esistente, se vuoi inserire l’applicazione in quest’ultima).

Smart Launcher

Cerchi un launcher in grado di organizzare automaticamente le applicazioni in cartelle?
Allora ti consiglio vivamente di provare Smart Launcher.
Si tratta di un launcher gratuito (nella sua versione di base, ce n’è anche una Pro che costa 2,99 euro e include alcune funzionalità aggiuntive), estremamente leggerlo ed elegante che fa proprio quello di cui hai bisogno:
esamina la lista delle applicazioni installate sul telefono e le organizza automaticamente in base alle loro categorie di appartenenza (es.
Comunicazione, Internet, Giochi e via discorrendo).



Per usufruire delle potenzialità di Smart Launcher, scarica l’applicazione dal Google Play Store, avviala e premi sulla freccia collocata al centro dello schermo.
Dopodiché accetta che il launcher possa trasmettere ai suoi server la lista delle applicazioni installate sullo smartphone (in modo da categorizzarle in maniera istantanea grazie a un database remoto), scegli se utilizzare una disposizione per le icone in stile fioregriglia e imposta le tue applicazioni predefinite per l’ascolto di musica, la navigazione online ecc.
(ti verranno mostrate solo le categorie per le quali hai installato più applicazioni simili, che possono ricoprire lo stesso ruolo).

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Per concludere, premi sul pulsante  e ti ritroverai al cospetto della tua nuova home screen:
un menu con delle icone circolari (relative alle tue app preferite per ascoltare musica, navigare online, inviare messaggi, scattare foto, telefonare e visualizzare immagini), l’ora corrente e una barra di ricerca.
Per accedere al drawer con tutte le app suddivise automaticamente in categorie, fai “tap” sull’icona con i 6 quadratini che si trova in basso a sinistra e sfoglia il menu che si apre usando la barra laterale di sinistra.

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Per impostare Smart Launcher come launcher predefinito di Android, recati nel menu Impostazioni > Home page del tuo smartphone/tablet e metti il segno di spunta accanto al suo nome.

TouchWiz

Se utilizzi uno smartphone Samsung e quindi il tuo launcher predefinito non è quello “puro” di Android, bensì quello TouchWiz sviluppato dal colosso coreano, puoi creare cartelle Android senza ricorrere ad applicazioni di terze parti.



Tutto quello che devi fare è aprire l’app drawer, premere sul pulsante Modifica (collocato in alto a destra) per attivare la “Edit mode” e accorpare le applicazioni proprio come faresti in home screen, cioè tenendo il dito premuto su un’icona e trascinando quest’ultima su un’altra icona.
Al termine delle modifiche, premi sul pulsante Fine e il gioco è fatto.

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Sul Play Store sono disponibili anche alcuni launcher che ricalcano l’aspetto e le funzionalità della TouchWiz di Samsung, come ad esempio S Launcher.

Creare cartelle nascoste su Android

Ti piacerebbe creare delle cartelle nascoste per inserire in esse delle applicazioni che non vuoi far vedere i tuoi amici?
In questo caso ti consiglio di dare un’occhiata al mio tutorial su come nascondere app Android in cui ti ho spiegato come nascondere le icone delle app e come bloccare l’accesso a queste ultime con un PIN di sicurezza usando alcune applicazioni adatte allo scopo: credo sia proprio il tipo di soluzione che fa per te!



come emulare android su pc



come emulare android su pc

Sei solito utilizzare app e giochi sul tuo smartphone o tablet Android ma vorresti poter fare altrettanto dal PC?
Desideri provare alcune applicazioni per la piattaforma mobile del robottino verde ma il tuo dispositivo non le supporta?
Se la risposta a queste e ad altre domande simili è affermativa sono certo che l’idea di emulare Android su PC potrà piacerti, e anche tanto.
Come dici?
In effetti è una buona trovata ma non hai la più pallida idea di come fare?
Beh, ma non devi preoccuparti… posso spiegarti tutto io, davvero!

Nelle righe successive andrò infatti ad indicarti come fare per riuscire ad emulare Android su PC in men che non si dica.
Prima che tu possa allarmarti e pensare al peggio ci tengo però a precisarti sin da subito che contrariamente alle apparenze emulare Android su PC non è affatto complicato e che tutti, anche i meno esperti in nuove tecnologie, posso riuscire “nell’impresa” senza particolari problemi.



Premesso ciò, se sei dunque effettivamente interessato a scoprire come procedere per poter emulare Android su PC ti suggerisco di prenderti qualche minuto di tempo libero, di piazzarti ben comodo dinanzi al tuo computer e di concentrarti attentamente sulla lettura di questo tutorial.
Sono sicuro che alla fine potrai dirti più che soddisfatto e che alla prima buona occasione sarai anche ben disponibile a spiegare ai tuoi amici desiderosi di fare altrettanto come procedere per riuscire ad emulare Android su PC.

Per poter emulare Android su PC è sufficiente ricorrere all’impiego di apposite risorse che consentono di scaricare applicazioni e giochi per la piattaforma mobile del robottino verde e di eseguirli direttamente sul computer utilizzando mouse e tastiera oltre che di simulare le principali funzionalità del sistema operativo mobile di Google.
Chiaramente le prestazioni offerte da tali risorse non sono ancora paragonabili a quelle di uno smartphone top di gamma ma ti assicuro che riescono a far girare giochi abbastanza complessi senza particolari problemi.
Di seguito trovi dunque indicate quelle che a mio modesto avviso rappresentano le migliori soluzioni di questo tipo e le indicazioni da seguire per poterle sfruttare in modo tale da riuscire ad emulare Android su PC.



Indice

  • Emulare Android su PC con BlueStacks
  • Emulare Android su PC con Android x86

Emulare Android su PC con BlueStacks

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Se ti interessa la possibilità di emulare Android su PC ti suggerisco innanzitutto rivolgerti a BlueStacks.
Qualora non ne avessi mai sentito parlare, sappi che si tratta di un popolare software per Windows e macOS che permette di emulare il sistema operativo Android su computer e quindi di installare applicazioni direttamente dal Play Store.



Si tratta di un programma davvero facile da utilizzare, visto che non richiede configurazioni particolari e avanzate, come per esempio il dual boot e inoltre supporta il download della maggior parte delle app e dei giochi Android presenti nel Play Store.
L’utilizzo del software è gratuito ma, questo è bene che tu lo tenga presente, presenta banner pubblicitari che si manifestano sotto forma di consigli per il download di alcune app promozionali. Se vuoi evitare che ti vengano mostrati devi sottoscrivere un abbonamento:
il prezzo è di 4$/mese o 40$/anno.

Se sei quindi interessato ad emulare Android su PC con BlueStacks collegati subito al sito Internet del programma, dopodiché pigia prima sul pulsante Scarica BlueStacks e poi, per scaricare l’emulatore sul tuo computer, premi sul pulsante Download.



Attendi quindi che la procedura di download venga avviata e poi portata a termine automaticamente e, una volta completata, fai doppio clic sul file .exe o .dmg appena scaricato, per dare il via all’installazione del programma, seguendo le indicazioni che sto per fornirti.

Per installare BlueStacks su Windows, clicca prima su Si nella finestra di Controllo dell’Account Utente, poi per avviare l’installazione di BlueStacks, fai clic sul pulsante Installa ora (la procedura di installazione è stata semplificata moltissimo, rispetto alle precedenti versioni dell’emulatore).
Al termine del download automatico di tutti i file necessari, premi su Completo.



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Per installare BlueStacks su macOS, invece, dopo aver avviato il file .dmg con doppio clic, fai doppio clic anche sull’icona di BlueStacks, per avviare l’installer.
Conferma l’apertura dello stesso, premendo sul pulsante Apri.



Fatto ciò, premi su Continuare e su Installare, digita la password di amministrazione del Mac (quella che usi per accedere allo stesso) e premi sul pulsante Installa Assistente.
Adesso, nel caso in cui ti sia richiesto, fai clic sul pulsante Apri le preferenze di sistema.

Agendo tramite la sezione delle impostazioni di macOS, fai prima clic su Consenti e poi sull’icona con il lucchetto, situata in basso a sinistra.
Per terminare l’installazione del software su macOS, digita la password del Mac e premi su Sblocca.



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Adesso inizia, in egual modo su entrambi i sistemi operativi, la procedura relativa all’associazione di BlueStacks al tuo account Google, in modo da poter scaricare applicazioni e giochi dal Play Store. Per fare ciò, devi configurare l’emulatore, aggiungendo allo stesso un tuo account Google esistente.



Nella schermata di benvenuto visualizzata, premi quindi su Inizia e, nei successivi campi di testo che ti vengono mostrati, digita i dati d’accesso facenti riferimento a quest’ultimo (email e password).
Conferma la volontà di effettuare il login e accetta i termini e delle condizioni di servizio, premendo su Avanti e poi anche su Accetto.

Se, invece, non possiedi già un account Google, prima di effettuare i passaggi che ti ho appena indicato provvedi subito a crearne uno, attenendoti alle indicazioni che ti ho fornito nella mia guida dedicata all’argomento.



Effettuati questi passaggi, premi sul pulsante Comincia a usare BlueStacks.
A questo punto hai terminato la configurazione di BlueStacks e puoi effettuare l’accesso al Play Store, la cui icona (il simbolo di un sacchetto della spesa bianco) è situata nella schermata principale dell’emulatore (Home).

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Adesso, per installare le applicazioni Android di cui vuoi usufruire, utilizza il motore di ricerca del Play Store per digitarne il nome e premi il pulsante Invio sulla tastiera, per dare il via alla procedura di ricerca.
Una volta individuata l’app o il gioco di tuo interesse, fai clic sulla sua icona, dopodiché clicca prima su Installa e poi su Accetto, in corrispondenza della sua scheda Play Store, in modo da scaricarla e poterla utilizzare sul tuo computer.

Attendi dunque qualche istante, affinché la procedura di installazione dell’app venga avviata e portata a termine, dopodiché fai clic sul pulsante Apri per cominciare ad utilizzare l’app appena scaricata.
Tutte le app scaricare mediante BlueStacks risultano poi accessibili cliccando sulla loro icona aggiunta alla sezione Home del programma.



Se, invece, desideri configurare le impostazioni avanzate dell’emulatore, come ad esempio la risoluzione oppure la lingua, fai clic sull’icona di un ingranaggio (Impostazioni) che trovi situata nella barra in alto.
Nella nuova schermata che ti viene mostrata, puoi trovare alcune voci che ti permettono di regolare le impostazioni dell’emulatore.

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Ad esempio, mediante le voci annesse alla sezione Display, puoi personalizzare i parametri relativi alla risoluzione, mentre, premendo sulla scheda Engine, hai la possibilità di indicare il quantitativo di CPU e RAM da dedicare al programma.
In caso volessi cambiare la lingua dell’emulatore, fai clic sulla scheda Preferenze e seleziona quella da te desiderata, tramite il menu Impostazioni – Lingua.

Per chiudere BlueStacks, invece, fai clic sulla X collocata in alto a destra dopodiché, in corrispondenza dell’avviso Vuoi uscire da BlueStacks? fai clic su Si.



Emulare Android su PC con Android x86

Il funzionamento di BlueStacks non ti ha convinto in maniera particolare e sei ancora alla ricerca di un valido sistema mediante cui poter emulare Android su PC?
Si?
Bene, allora ti suggerisco di scaricare Android x86, una versione del sistema operativo mobile del robottino verde che risulta ottimizzata per i computer, e di installarla in dual-boot con Windows, proprio come se si trattasse di una distribuzione di Linux.

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Android x86 è completamente gratis, supporta quasi tutte le app e i giochi per Android e fornisce un accesso completo al Google Play Store.
Se questa soluzione ti interessa e se desideri dunque provare ad emulare Android su PC sfruttando Android x86 puoi seguire le indicazioni presenti nella mia guida su come installare Android su PC in cui ho provveduto a spiegarti in maniera dettagliata e precisa come procedere.

come ibernare app android



come ibernare app android

L’autonomia del tuo dispositivo Android non ti permette di arrivare con tranquillità a sera?
La colpa, in buona parte, potrebbe essere di tutte quelle app programmate per aprirsi in continuazione, ovvero quelle concepite per inviare continuamente notifiche all’utente, come ad esempio quelle per la messaggistica istantanea, ma non solo.
Tenendo conto di ciò, potresti cercare di risolvere il problema sospendendo temporaneamente le applicazioni che mettono maggiormente sotto stress il processore e consumano la batteria del telefono (o del tablet) anche quando non sono in esecuzione in primo piano.

Quest’operazione, nel caso in cui non lo sapessi, prende il nome di ibernazione e attuarla può aumentare di molto l’autonomia del device.
Come dici?
La cosa sembra essere interessante e vorresti quindi approfondire il discorso?
Benissimo, allora facciamo così:
prenditi qualche minuto di tempo libero solo per te, posizionati bello comodo, prendi il tuo smartphone o tablet Android e comincia subito a concentrati su quanto riportato qui di seguito.



Nelle righe successive, infatti, andremo a scoprire come ibernare le app su Android ricorrendo all’uso di una serie di utili risorse appositamente adibite allo scopo.
Ti anticipo già che, al contrario di quel che tu possa pensare, non dovrai fare nulla di particolarmente complesso o che comunque sia fuori dalla portata dei più.
Dunque, dimmi:
sei pronto?
Sì?
Grandioso! Procediamo allora!

Indice

  • Informazioni preliminari
  • Come ibernare app Android
    • Funzioni predefinite di Android
    • Greenify
    • Hibernation Manager
    • Hibernator

Informazioni preliminari

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Prima di entrare nel vivo dell’argomento, andandoti a spiegare come ibernare le app su Android, è mio dovere fare alcune precisazioni riguardo la pratica in questione.
In primo luogo, voglio spiegarti in maniera esatta cosa s’intende per ibernazione sui dispositivi Android.

Diversamente dai PC, il concetto di ibernazione, nel caso dei device basati sulla piattaforma mobile del robottino verde, consiste nel bloccare completamente l’avvio delle app, evitando che restino attive in background, andando quindi a consumare batteria, riempiendo la RAM e a volte persino scaricando dati da Internet.



Per compiere quest’operazione, è possibile sfruttare le funzioni ad hoc messe a disposizione da alcuni produttori sui loro terminali oppure ricorrere all’impiego di applicazioni di terze parti appositamente concepite per lo scopo, alcune delle quali consentono un controllo ancora più approfondito del dispositivo, soprattutto se impiegate su uno smartphone sul quale è stato effettuato il root:
pratica di cui ti ho parlato in maniera approfondita nel mio tutorial incentrato su come effettuare il root su Android.

In tutti i casi, le applicazioni che vanno ibernate sono quelle di cui è possibile fare a meno nell’immediato.
Ad esempio, se usi sovente l’app di WhatsApp per comunicazioni importanti con amici e familiari, faresti bene a non ibernarla, mentre se hai installato Snapchat e Telegram sul telefono ma te ne servi solo di rado o comunque per comunicazioni non urgenti, puoi tranquillamente procedere con la loro ibernazione.



Ad ogni modo, tieni presente che, ponendo le app in ibernazione, non sarai in grado né di ricevere le loro notifiche né di visualizzare quelle mostrate in precedenza da queste ultime.

Un’altra cosa che ti invito a considerare è il fatto che un utilizzo non corretto della funzione di ibernazione su Android, ricorrendo all’uso di app di terze parti e non delle funzioni già incluse nel dispositivo, potrebbe portare a malfunzionamenti del sistema e potenzialmente anche alla perdita di dati, pertanto io non mi assumo nessuna responsabilità circa eventuali danni arrecati al tuo smartphone o ai tuoi file nel tentativo di usare le risorse menzionate in questo tutorial.



La soluzione alternativa all’ibernazione potrebbe essere, molto banalmente, quella di chiudere le varie app, seguendo le indicazioni che ti ho fornito nella mia guida sull’argomento.
Tuttavia, va detto che alcune applicazioni sono concepite appositamente per restare aperte anche in seguito all’effettuazione di quest’operazione.

Ibernazione e chiusura forzata delle app a parte, ci sono anche altre pratiche che possono essere utili per limitare il consumo della batteria su Android e ottimizzare la gestione energetica.
Se la cosa ti interessa e desideri approfondire l’argomento, ti consiglio la lettura del mio post su come risparmiare batteria Android.



Come ibernare app Android

Fatte le dovute precisazioni di cui sopra, veniamo al nocciolo vero e proprio della questione e andiamo a scoprire, in dettaglio, come ibernare le app su Android.
Come ti dicevo, per riuscirci puoi ricorrere all’uso di alcune apposite funzioni “di serie” e app di terze parti:
trovi indicato tutto di seguito.

Funzioni predefinite di Android

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Per ibernare le app su Android, è in primo luogo possibile sfruttare le funzioni predefinite che alcuni produttori, come ad esempio Samsung e Xiaomi, hanno scelto di integrare nei loro dispositivi, tra le impostazioni dedicate al risparmio energetico, quindi senza la necessità di dover scaricare e installare nuove applicazioni sul dispositivo.



Per cui, se lo smartphone o il tablet che stai usando supporta “di serie” questa funzionalità, tutto quello che devi fare per potertene servire è prendere il device, sbloccarlo, accedere al drawer (la schermata di Android in cui trovi raggruppate le icone di tutte le applicazioni), fare tap sull’icona delle Impostazioni (quella con la ruota d’ingranaggio) e, nella schermata successiva, selezionare la voce relativa alla manutenzione del dispositivo o alla gestione della batteria.
Seleziona poi l’opzione per attivare la modalità sospensione o per congelare le app e il gioco è fatto.

Purtroppo non posso essere più preciso con le mie indicazioni, in quanto non sono a conoscenza di marca e modello esatti dello smartphone in tuo possesso e della versione di Android su di esso installata.
Per tua conoscenza, per redigere questo tutorial io ho usato un Samsung Galaxy S6 aggiornato ad Android 7.0.



Greenify

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La prima soluzione per ibernare le app su Android che ti consiglio di provare è Greenify:
si tratta di un’applicazione gratuita che consente di scegliere quali app tenere sotto controllo e ne previene automaticamente l’esecuzione quando lo schermo dello smartphone viene spento. Per sfruttarla al meglio, occorrerebbe un terminale sbloccato tramite root, ma funziona abbastanza bene anche sui sistemi non modificati, a patto che si utilizzi una versione di Android pari o superiore alla 4.1.
Da notare che l’app è disponibile anche in una versione a pagamento che offre alcune feature extra, come l’ibernazione delle app di sistema.



Per effettuare il download della versione base di Greenify, collegati alla relativa sezione del Play Store e premi sul pulsante Installa.
Successivamente, avvia l’app facendo tap sul bottone Apri comparso sullo schermo oppure selezionando la relativa icona che è stata aggiunta al drawer.

Ora che visualizzi la schermata principale di Greenify, fai tap sulla voce Avanti, situata in basso a destra, indica se il tuo dispositivo ha il root o meno e fai ancora tap sulla voce Avanti.
Premi, dunque, sul pulsante Concedi permesso, per concedere all’app i permessi necessari per abilitare l’ibernazione smart (che consente di evitare che le app in primo piano e sullo sfondo vengano ibernate mentre viene riprodotta della musica o è in corso un processo critico) e, per concludere, fai tap sulla voce Finito.



Adesso, premi sul pulsante con i tre puntini in verticale che si trova in alto a destra, seleziona la voce Impostazioni dal menu che si apre e abilita la modalità d’ibernazione che preferisci tra quelle disponibili.
Personalmente, ti suggerisco di spuntare la casella accanto alla voce Ibernazione automatica, per fare in modo che l’applicazione entri in azione da sola dopo pochi minuti che lo schermo del dispositivo si spegne.

A questo punto, devi scegliere quali app vuoi che vengano ibernate:
per riuscirci, fai tap sul bottone [+] posto in basso a destra nella schermata principale di Greenify, seleziona le applicazioni di tuo interesse dall’elenco visualizzato (in alto trovi tutte quelle in esecuzione e in background, mentre in basso ci sono quelle che potrebbero rallentare il dispositivo) e poi premi sul pulsante verde con la spunta che vedi comparire a fondo schermo.



Se non hai scelto una modalità per l’ibernazione automatica, puoi fare in modo che Greenify entri in azione “a comando”:
per riuscirci, premi sul pulsante Zzz che trovi nella parte in fondo a destra della schermata principale dell’applicazione.

In alternativa alla pratica appena descritta, puoi creare un apposito collegamento in home screen da selezionare all’occorrenza, premendo sul bottone con i tre puntini in verticale che si trova nella parte in alto a destra della schermata principale dell’app e scegliendo la voce Crea scorciatoia per l’ibernazione dal menu che compare.

Hibernation Manager

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Un’altra risorsa alla quale puoi appellarti per ibernare le tue app è Hibernation Manager:
si tratta di un’applicazione gratuita, in grado di assolvere allo scopo oggetto di questo tutorial, abbastanza facile da configurare e da usare e dall’interfaccia semplice e altamente intuitiva.
Da notare che consente di intervenire anche sulla CPU e sulle impostazioni di Android.
Inoltre, offre acquisti in-app (al costo di 1,80 euro) per coloro che hanno effettuato il root del dispositivo, in modo tale da poter gestire in maniera ancora più approfondita i processi di ibernazione.

Mi chiedi come potertene servire?
Te lo spiego subito.
In primo luogo, effettuane il download e l’installazione collegandoti alla relativa sezione del Play Store e facendo tap sul bottone Installa.
Successivamente, avvia l’app premendo sul pulsante Apri comparso sullo schermo oppure selezionando la relativa icona che è stata aggiunta al drawer.



A questo punto, individua la sezione Ibernazione delle applicazioni visibile nella parte in basso dello schermo e porta su ON l’interruttore che trovi sotto il nome delle app che desideri ibernare.
Per visualizzare le varie applicazioni in elenco, premi sulle frecce verso destra o verso sinistra che trovi in basso.
In seguito, premi sul bottone OFF che si trova in basso a destra, in modo tale che al suo posto compaia quello con su scritto ON, e il gioco è fatto.

A partire da questo momento, tutte le volte che il display del dispositivo verrà spento, Hibernation Manager entrerà in azione andando a ibernare in automatico le app selezionate in precedenza.
Più comodo di così?



Hibernator

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Qualora nessuna delle applicazioni di cui ti ho già parlato ti avesse convinto in maniera particolare, puoi affidarti a Hibernator:
si tratta di un’altra app molto semplice da usare, è gratuita ma con acquisti in-app (al costo di 1,59 euro) per sbloccare funzioni extra, come la possibilità di intervenire anche sulle app di sistema.
Non necessita del root per funzionare.



Per scaricare l’app sul tuo dispositivo, visita la relativa sezione del Play Store e premi sul pulsante Installa.
In seguito avviala, facendo tap sul bottone Apri comparso sullo schermo oppure selezionando la relativa icona che è stata aggiunta alla schermata home.

Adesso, assicurati che l’interruttore posto in corrispondenza della dicitura Applicazioni dell’utente sia impostato su ON (altrimenti provvedi tu), dopodiché premi sul bottone Zzz che si trova a destra, concedi all’app i permessi necessari per funzionare e questa entrerà finalmente in azione.



Se vuoi, puoi anche abilitare la funzione di ibernazione automatica, la quale consente di ibernare le app in automatico quando il display del dispositivo si spegne:
per attivarla, fai tap sul pulsante con i tre puntini in verticale posto nella parte in alto a destra della schermata principale di Hibernator, seleziona la voce Impostazioni dal menu che compare e spunta la casella presente accanto alla dicitura Ibernazione automatica.

Se vuoi escludere specifiche app dal processo di ibernazione, fai tap sul bottone [+] che trovi in corrispondenza del box Lista eccezioni nella schermata principale di Hibernator, seleziona quelle di tuo interesse e fai tap sulla voce OK.



Invece, per creare un elenco personalizzato di app da ibernare, escludendo tutte le altre, seleziona la scheda Lista personalizzata (che trovi sempre nella schermata principale di Hibernator), premi sul bottone [+] presente nel relativo box e selezionale dall’elenco che compare, dopodiché conferma la scelta fatta, premendo sulla dicitura OK.

come pagare whatsapp android senza carta di credito



come pagare whatsapp android senza carta di credito

Devi rinnovare il tuo abbonamento a WhatsApp su Android ma non hai una carta di credito da utilizzare per il pagamento?
Nessun problema.
WhatsApp supporta vari metodi di pagamento, fra cui anche il famosissimo PayPal e il credito telefonico (solo per alcuni gestori), che non richiedono per forza l’utilizzo di una carta di credito.

Tutto quello che devi fare è selezionare il servizio più adatto alle tue esigenze e compilare la richiesta di pagamento con i dati del tuo account: operazione che si può completare in pochissimi secondi senza spese aggiuntive rispetto al pagamento standard tramite carta di credito o carta prepagata.
Per saperne di più, continua a leggere. Qui sotto trovi tutte le possibili soluzioni relative a come pagare WhatsApp Android senza carta di credito, valgono sia per il proprio account sia per gli account di altre persone (nel caso in cui volessi regalare l’abbonamento a un amico o un parente).



AGGIORNAMENTO: dalla fine di gennaio 2016 non c’è più bisogno di pagare l’abbonamento di WhatsApp.
L’applicazione è diventata gratuita su tutte le piattaforme e quindi le indicazioni riportate di seguito non sono più valide.

Cominciamo vedendo come pagare WhatsApp Android senza carta di credito per la propria utenza.
In questo caso, il primo passo che devi compiere è avviare la app, premere sul pulsante Menu collocato in alto a destra (l’icona con i tre puntini) e selezionare la voce Impostazioni dal menu che compare.



A questo punto, recati in Account > Info pagamento metti il segno di spunta accanto alla voce relativa al tipo di abbonamento che vuoi sottoscrivere:
1 anno (0,89 €), 3 anni (2,40 €)  o 5 anni (3,34 €) e premi sul pulsante Google Wallet. Dopodiché premi il bottone Acquista, espandi il menu a tendina con il prezzo della sottoscrizione (in alto a destra, nel riquadro che compare) e fai “tap” sulla voce Metodi di pagamento.

Fra i metodi di pagamento disponibili troverai sicuramente PayPal (pulsante Aggiungi PayPal) mentre l’opzione per pagare con il credito telefonico è disponibile solo per alcuni operatori (es.
Wind) e solo se si è connessi a Internet tramite rete dati 3G/LTE.
Seleziona dunque il metodo che preferisci, se hai scelto PayPal digita i dati di autenticazione del tuo account e completa la transazione seguendo le indicazioni su schermo.



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Un altro modo per pagare WhatsApp Android senza carta di credito è generare un link per effettuare il pagamento su PayPal o Google Wallet tramite computer.
Basta premere sul pulsante Invio URL per pagamento che si trova in fondo alla schermata di WhatsApp per la scelta dell’abbonamento e spedire il collegamento generato al proprio indirizzo di posta elettronica (o quello di un amico/parente se si vuole far pagare la sottoscrizione a un’altra persona).



Successivamente, sarà possibile aprire il link contenuto nella email di WhatsApp e sottoscrivere l’abbonamento di un anno al servizio direttamente dal computer cliccando sui pulsanti di PayPal e Google Wallet.
Per maggiori informazioni su questa procedura, leggi la mia guida su come pagare WhatsApp dal PC.

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Come accennato in precedenza, è possibile anche pagare l’abbonamento di WhatsApp per conto di altri utenti: regalare la sottoscrizione al servizio, in parole povere. Per compiere quest’operazione su Android devi innanzitutto avviare la app, dopodiché devi premere sul pulsante Menu collocato in alto a destra (l’icona con i tre puntini) e selezionare la voce Impostazioni dal menu che si apre.

A questo punto, recati nella sezione Contatti, seleziona la voce Paga per un amico e premi il pulsante Seleziona un contatto per scegliere la persona a cui regalare l’abbonamento a WhatsApp (la quale deve essere nella lista dei tuoi contatti). Scegli dunque quale tipo di sottoscrizione pagare: 1 anno3 anni o 5 anni (i prezzi sono quelli menzionati in precedenza) e premi sul bottone di Google Wallet per completare la transazione usando PayPal o il credito telefonico, come visto qualche riga più su.



È possibile regalare l’abbonamento di WhatsApp anche agli utenti che usano sistemi diversi da Android, come iPhone o BlackBerry, i passaggi da seguire sono sempre gli stessi. Per maggiori dettagli su questa procedura puoi consultare il mio tutorial su come regalare WhatsApp a un amico.

come rintracciare cellulare android



come rintracciare cellulare android

Eri con gli amici ad un concerto e tornato a casa ti sei accorto di non avere più con te il tuo fidato cellulare Android.
Un bel guaio, considerando che non ricordi se, distrattamente l’hai perso o, malauguratamente te l’hanno rubato.
Dai, non disperarti, forse c’è una soluzione, posso spiegarti come rintracciare un cellulare Android.

Devi infatti sapere che i terminali Android commercializzati dal 2010 in poi includono una funzione, denominata Find My Device, che permette di localizzarli su una mappa e comandarli da remoto.
Si tratta di uno tra i più popolari servizi per la localizzazione di smartphone disponibili su Android.
Servizi indubbiamente utili – anche perché per la maggior parte si tratta di strumenti gratuiti – ma per certi versi un po’ limitati.
Per funzionare, infatti, Find My Device (e anche gli altri servizi per rintracciare cellulare Android di cui ti parlerà in questa mia guida) richiedono che il device da localizzare sia acceso, connesso a Internet (tramite rete 3G/LTE o Wi-Fi) e con il GPS attivo:
tutte funzioni che vengono meno se il telefono viene spento, e i ladri purtroppo questo lo sanno.
In poche parole si tratta di soluzioni eccellente per i casi di smarrimento e in alcuni casi utili per quelli di furto ma, niente panico, esistono delle soluzioni alternative pensate principalmente per offrire una protezione adeguata nel caso in cui lo smartphone venga rubato.



Vuoi saperne di più?
Nessun problema, sono qui per questo.
Lascia che ti spieghi come rintracciare cellulare Android con alcuni tra i più polari servizi, tra cui lo strumento Find My Device, incluso “di serie” nel sistema operativo del robottino verde.
Ti auguro una buona lettura.

Come rintracciare cellulare Android (Find My Device )

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Il primo passo che devi compiere è attivare la geolocalizzazione sullo smartphone che intendi rintracciare da remoto.
Recati quindi nel drawer di Android (la schermata in cui ci sono le icone di tutte le app installate sul dispositivo), premi sull’icona Impostazioni, seleziona la voce Geolocalizzazione e sposta su ON la levetta presente in alto a destra nella schermata che si apre.

Ad operazione completata, attiva le funzioni di localizzazione e controllo remoto del servizio Find my Devide. Torna quindi nel drawer di Android, premi nuovamente sull’icona Impostazioni e seleziona la voce Google e poi Sicurezza dalla schermata che si apre.



A questo punto, trova le opzioni Localizza questo dispositivo da remoto e Consenti blocco e cancellazione da remoto (in corrispondenza della voce Gestione Dispositivi Android) e, se necessario, attivale spostando su ON la levetta che le riguarda.
Missione compiuta! Ora puoi localizzare e comandare il tuo device tramite Internet.
Come?
Te lo spiego subito.

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Per rintracciare cellulare Android devi collegarti al sito Internet Find My Device ed effettuare l’accesso a quest’ultimo usando i dati del tuo account Google.
Se lo smartphone è acceso, connesso a Internet (tramite rete dati o Wi-Fi) e ha il modulo GPS attivo, entro qualche secondo vedrai la sua posizione su una mappa di Google Maps e potai comandarlo a distanza.

I comandi per il controllo remoto li trovi in alto a sinistra: Fai squillare permette di far squillare il cellulare in maniera continuativa per attirare l’attenzione degli astanti; la funzione Blocca consente di bloccare il device con un codice di sicurezza (rendendolo quindi inutilizzabile da parte degli sconosciuti); lo strumento Cancella, invece, serve a cancellare tutti i dati presenti sullo smartphone.
Quest’ultima funzione è da usare solo nei casi disperati, quando non ci sono più speranze di recuperare il cellulare, anche perché rende impossibile una nuova localizzazione del terminale da remoto.



Il servizio Gestione Dispositivi Android è accessibile anche da smartphone e tablet Android mediante un’apposita applicazione gratuita che permette di sfruttare tutte le funzionalità del servizio in mobilità.

Come rintracciare cellulare Android (Cerberus)

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Come già detto nell’apertura del post, Gestione Dispositivi Android è un ottimo servizio ma risulta un po’ limitato quando si tratta di rintracciare un cellulare rubato.
Per proteggersi in maniera più efficace contro il furto del proprio smartphone è meglio optare per soluzioni di terze parti, come ad esempio l’ottimo Cerberus.

Cerberus è una delle applicazioni antifurto più complete disponibili nel panorama Android che dà il meglio di sé quando installata sui dispositivi con i permessi di root sbloccati.



Tra le funzionalità di Cerberus vi è la possibilità rintracciare il telefono e comandarlo da remoto, come Gestione Dispositivi Android, ma in più offre la possibilità di inviare comandi al dispositivo via SMS, di registrare l’audio circostante, scattare foto, attivare il GPS quando viene spento e registrare una cronologia degli spostamenti del device in modo da poterlo rintracciare anche da spento (o quantomeno sapere dove si trovava prima che i ladri lo spegnessero).
Il servizio è gratuito per i primi 7 giorni, dopodiché si paga 4,99 euro per sempre.
Da sottolineare che alcune funzioni sono disponibili solo per i device sbloccati tramite root.

Che ne dici di provare quest’applicazione?
Apri il PlayStore di Google e scaricarla:
potrai così usufruire della versione di prova gratuita potendo così decidere se è l’app che fa al caso tuo.



Per scaricarla tramite lo store virtuale di Google, premi sul pulsante Installa e poi su Accetto.
Quando il dowload dell’applicazione sarà terminato, dovrai creare un account nell’applicazione premendo sul pulsante Crea un account Cerberus.
Attraverso l’account registrato potrai interfacciarti con la localizzazione da remoto offerta dal panello web dell’applicazione.

Per completare la registrazione, segui la procedura guidata che visualizzi a schermo.
Inoltre, per completare il collegamento tra lo smartphone e l’applicazione, dovrai premere sul pulsante Abilita amministratore dispositivo e Attiva.
Tale autorizzazioni servono per comandare il tuo smartphone da remoto.
Inoltre, solo nel caso in cui tu disponga di uno smartphone con i permessi di root, premi la voce Concedi permesso Superuser.
In questo modo potrai accedere alle funzioni di Cerberus che richiedono il root del dispositivo (ovvero la riattivazione del GPS e la permanenza dell’anti-furto dopo il reset di Android).



Una volta seguiti questi passaggi avrai configurato correttamente l’applicazione Cerberus:
potrai facilmente localizzare/controllare il tuo smartphone da remoto.
Nelle righe che seguono ti spiego come fare, nei minimi dettagli.

La prima cosa che devi fare per rintracciare il cellulare Android, attraverso Cerberus è quella di collegarti al sito Internet dell’applicazione.
Effettua quindi il login con le credenziali precedentemente registrate premendo sul pulsante Login situato in alto a destra.



Una volta che avrai effettuato l’accesso, dovrai soltanto attendere di riuscire a visualizzare una mappa.
Potrai così vedere la posizione del tuo smartphone tramite Google Maps.

Ti spiego ora come puoi comandare il dispositivo da remoto.
Utilizza il menu a tendina che trovi in alto a sinistra:
avrai a disposizione tutti i comandi per controllare il dispositivo da remoto.
Tra le funzionalità degne di nota ti segnalo la possibilità di far partire un allarme, ottenere la cronologia delle posizioni, scattare foto, realizzare video e molto altro ancora.



Le altre funzionalità di Cerberus di cui voglio parlarti sono situate nell’applicazione su smartphone:
vai alla voce Configurazione principale e metti il segno spunta accanto alla voce Nascondi dalla lista applicazioni.
In questo modo potrai rendere invisibile l’applicazione.
Se individui le voci Blocca menu Power e Blocca status bar potrai tutelarti in caso di furto:
il ladro non potrà spegnere il telefono o visualizzare la barra di stato dalla lock screen.

Come avrai senz’altro capito, Cerberus è l’applicazione per Android più completa di funzionalità che puoi utilizzare, specialmente in caso di furto del dispositivo.



Come rintracciare cellulare Android (Lost Android)

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Altra soluzione anti-furto per Android che ti consiglio di prendere in considerazione è Android Lost che consente di localizzare il telefono e comandarlo via Internet o via telefono.
Tra le sue funzioni più interessanti, ti segnalo la possibilità di ricevere la cronologia di chiamate e messaggi, scattare foto e cancellare il contenuto del dispositivo.



Android Lost è di base gratuito ma include alcune funzioni avanzate, come ad esempio la possibilità di camuffare l’applicazione e impostarla come app di sistema, che richiedono il pagamento di 3,35 euro per essere sbloccate (dopo una trial iniziale di 7 giorni in cui si possono provare gratuitamente).

Anche in questo caso, dopo aver scaricato l’applicazione sul tuo dispositivo dovrai concederle i permessi da amministratore premendo sul pulsante Request Administrator Rights e poi su Attiva.



Le altre funzionalità degne di nota di Android Lost ti permettono di rintracciare il tuo telefono Android, bloccarlo, formattarlo, farlo squillare, scattare foto, registrare l’audio e perfino riattivare GPS; tutto da remoto.
Interessante notare anche che Android Lost ti permetta di comandare da remoto, tramite SMS, lo smartphone Android.

Per ritracciare il tuo cellulare Android, utilizzando Android Lost dovrai recarti sul sito Internet ufficiale dell’applicativo:
AndroidLost.com.
La prima cosa da fare è premere sul pulsante Sign In per autenticarti con il tuo account Google (lo stesso che hai configurato sul cellulare Android che desideri localizzare).
A questo punto non ti resta che premere sul pulsante Permetti per completare il processo di autenticazione.



Una volta che sarai entrato nella piattaforma Web dell’applicazione, ti basterà semplicemente selezionare la scheda Controls e fare clic sul pulsante Send location.
In questo modo potrai visualizzare una mappa di Google Maps e verificare la posizione attuale del tuo smartphone Android.

Per valutare tutte le altre funzionalità di Android Lost ti basta fare clic sulla scheda Status (per attivare/disattivare le varie connessioni), Messages (attivi/disattivi le funzionalità di invio e ricezione SMS da remoto) o Security (potrai bloccare/formattare lo smartphone).



come stampare da android



come stampare da android

Ti piacerebbe tanto poter stampare documenti, email e pagine Web dal tuo smartphone Android ma la stampante in tuo possesso non supporta la connessione ad Internet?
È la prima volta che ti ritrovi a dover effettuare un’operazione del genere e non hai la minima idea di come fare? Ma sta’ tranquillo! Sia nel primo che nel secondo caso posso darti una mano io a capire come stampare da Android e, credimi, non solo è una cosa fattibile nel giro di qualche istante ma è anche molto semplice.

Prenditi quindi qualche minuto di tempo libero e concentrati sulla lettura di questa semplice guida in cui andrò ad indicarti, passo dopo passo, tutto ciò che bisogna fare per riuscire a stampare da Android.
Ti anticipo solo che per portare a termine quella che al momento ti sembrerà senz’altro “un’ardua impresa” ti basta sfruttare Cloud Print di Google.
Grazie a tale servizio puoi infatti inviare qualsiasi tipo di file da Android alla stampante utilizzando il tuo computer o il tuo router come “ponte” fra i due dispositivi. Cloud Print manterrà “in coda” tutti i documenti ricevuti dallo smartphone o dal tablet Android, poi quando la stampante sarà accesa e connessa a Internet (tramite il computer o il router) provvederà a far partire il processo di stampa:
tutto in maniera completamente automatica e gratuita.



Allora?
che cosa ci fai ancora li impalato?
Mettiti ben comodo, afferra il tuo smartphone o tablet Android e scopri, insieme a me, in che modo bisogna procedere.
Vedrai, alla fine potrai dirti più che soddisfatto della scoperta fatta e, qualora necessario, sarai anche pronto e ben disponibile a fornire tutte le spiegazioni del caso ai tuoi amici desiderosi di ricevere una dritta analoga.
Scommettiamo?

Stampare da Android con una stampante non Wi-Fi

Possiedi una stampante che non supporta la connessione ad Internet?
Allora provvedi innanzitutto ad effettuare la configurazione di Google Cloud Print sul tuo computer in modo tale da poter cominciare subito a stampare da Android.
Per fare ciò, hai bisogno del browser Google Chrome.
Se non l’hai già installato, rimedia subito cliccando qui per collegarti al sito Internet del programma e premendo poi sul pulsante Scarica Chrome dopodiché attieniti alla semplice procedura di installazione che ti viene mostrata a schermo (se necessiti di maggiori dettagli, puoi consultare il mio tutorial su come installare Google Chrome).
Se utilizzi un PC con su installato Windows XP, provvedi a installare anche il software gratuito Microsoft XML Paper Specification Essentials Pack, altrimenti il servizio di stampa cloud non funzionerà.



Una volta completata l’installazione di Chrome completata, avvia il browser, clicca sulla voce Accedi che si trova in alto a destra ed esegui l’accesso al tuo account Google (non ne hai già uno?
Allora segui la mia guida su come creare account Google per rimediare subito).
Questa operazione ti consentirà di attivare Google Cloud Print e di sincronizzare le impostazioni del browser, compresa la cronologia, i preferiti e le estensioni, su tutti i device.

Dopo aver effettuato il login, clicca sul pulsante Menu (l’icona con i tre puntini collocata in alto a destra) e seleziona la voce Impostazioni dal riquadro che compare; scorri fino in fondo la scheda che si apre e fai clic sul collegamento Mostra impostazioni avanzate… per visualizzare tutte le opzioni di Chrome.
A questo punto, recati nella parte finale della pagina e premi prima sul bottone Gestisci collocato sotto la voce Google Cloud Print e poi sul pulsante Aggiungi stampati per associare la tua stampante a Google Cloud Print.



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Una volta fatto ciò, si aprirà una pagina Web.
Attendi qualche istante affinché venga caricata la lista delle stampanti installate sul computer, apponi il segno di spunta accanto al nome di quella che vuoi usare per stampare da Android e clicca sul bottone Aggiungi stampanti.



Missione compiuta! Adesso la tua stampante è associata al tuo account Google e verrà riconosciuta automaticamente da tutti i dispositivi Android sincronizzati con quest’ultimo.
Se vuoi che Google Print rilevi e renda automaticamente disponibili sui tuoi device tutte le nuove stampanti che collegherai al computer, lascia il segno di spunta accanto alla voce Registra automaticamente le nuove stampanti che connetto nella schermata per la selezione delle stampanti.

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Ora sei davvero pronto ad entrare in azione! Prendi dunque il tuo smartphone o il tuo tablet Android e apri il contenuto che vuoi stampare.
Puoi usare qualsiasi app e richiamare qualsiasi tipo di file:
pagine Web, messaggi di posta elettronica, foto, documenti, fogli di calcolo… l’importante è che sul dispositivo sia presente la app di Google Cloud Print (che è disponibile a costo zero sul Play Store e che puoi ottenere facendo clic qui direttamente dal tuo device).

Dopo aver visualizzato su schermo il contenuto da stampare, richiama il comando di Stampa dal menu di Android (di solito è l’icona con i tre puntini o le tre linee orizzontali che si trova in alto a destra), espandi il menu per la scelta delle stampanti annesso alla parte alta del riquadro che compare e seleziona la stampante che hai associato precedentemente al tuo account Google.



Regola, se vuoi, le impostazioni relative al numero di copie e pagine da stampare, indica il formato di carta e i colori da utilizzare, imposta l’orientamento dei fogli da stampare e poi premi sul bottone Stampa per aggiungere i file selezionati alla coda di stampa di Google Cloud Print.

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Il processo di stampa partirà in maniera del tutto automatico non appena la stampante sarà pronta, cioè sarà accesa e collegata a un computer connesso a Internet su cui c’è installato Google Chrome (oppure a un router).
Il browser, come già detto, deve essere associato allo stesso account Google del dispositivo Android da cui parte il comando di stampa.

Per gestire le stampanti connesse al tuo account Google e visualizzare la loro “coda di stampa”, ti basta invece collegarti all’apposita pagina Web messa a disposizione da big G a cui puoi accedere facendo clic qui.



Stampare da Android con una stampante Wi-Fi

Possiedi una stampante con supporto a Internet già predisposta per il funzionamento con i servizi cloud (ormai ce ne sono tantissime in commercio, come ti ho indicato anche nella mia guida all’acquisto) e vorresti capire come stampare da Android?
Beh, allora sono ben felice di comunicarti che in tal caso puoi fare tutto in maniera molto semplice.

Ad esempio, per associare le stampanti HP dotate di supporto ePrint a Google Cloud Print basta cliccare qui per collegarti all’apposita pagina Web messa a disposizione da HP, digitare l’indirizzo email del dispositivo e cliccare sul pulsante Collega la mia stampante mentre per configurare le stampanti Epson bisogna accedere al loro indirizzo IP (es.
192.168.1.4, 192.168.0.4 o 10.0.1.4) e cliccare sulla voce Google Cloud Print Services (Servizi di Google Cloud Print), e così via.
Trovi istruzioni più dettagliate su come configurare le stampanti predisposte per il cloud per il funzionamento con Google Cloud Drive sul servizio di supporto ufficiale di Google.



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Per quanto concerne invece la gestione delle stampanti, puoi rivolgerti alla medesima pagina Web messa a disposizione da Google che ti ho indicato nelle righe precedenti, quando ti ho spiegato come fare per stampare da Android utilizzando una stampante che non supporta la connettività ad Internet.



Ulteriori soluzioni

Google Cloud Print è senza ombra di dubbio la soluzione più comoda per stampare da Android.
Tuttavia puoi riuscire nel tuo intento anche ricorrendo all’uso di alcune app alternative da installare sullo smartphone o sul tablet.
Le trovi tutte indicate qui sotto.

Pensa, ce n’è addirittura una che può essere utilizzata senza neppure disporre di una stampante con supporto ad Internet, semplicemente collegando il cellulare o il tablet a quest’ultima tramite….
cavetto! Un’altra, invece, offre un servizio molto simile a quello reso disponibile da big G.
A te la scelta dunque.



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  • Epson Print – È l’app resa disponibile da Epson e va utilizzata in accoppiata alle sue stampanti per effettuare la stampa senza fili.
    È gratis.
  • HP ePrint – Si tratta dell’app ufficiale fornita da HP per effettuare la stampa con le sue stampanti Wi-Fi.
    Supporta oltre 200 modelli di stampanti differenti ed è molto semplice da configurare e utilizzare.
    È gratis.
  • Samsung Mobile Print – Si tratta dell’app ufficiale resa disponibile da Samsung per le sue stampanti.
    Permette di stampare e di effettuare la scansione dei documenti oltre che di inviare fax.
    È gratis.
  • Lexkmark Mobile Print – È l’app ufficiale delle stampanti Lexmark.
    Consente di inviare documenti ed immagini da smartphone e tablet Android ad una stampante connessa alla rete.
    È gratis.
  • Canon Print Service – Si tratta dell’applicazione ufficiale per le stampante Canon.
    Tra le varie funzioni offerte, consente di effettuare la stampa dei documenti direttamente dal menu delle varie applicazioni.
    È gratis.
  • Breezy Print – Si tratta dell’app di un servizio funzionante in modo molto simile a Cloud Print.
    Permette di stampare usando la stampante del computer, connessa al cellulare o tablet Android tramite un’applicazione. È però necessario installare prima un programma sul computer e poi l’app su Android per fare il collegamento ed effettuare le varie operazioni di stampa.
    È gratis.
  • Printershare – Si tratta di un’ottima app che permette di stampare direttamente dallo smartphone o dal tablet tramite Wi-Fi, Bluetooth, USB o Internet.
    È gratis ma per poter fruire di alcune funzioni extra è necessario effettuare l’acquisto della versione Premium.